A scatenare il coronavirus in alcune province del nord Italia sono state le polveri sottili?

polveri sottili in una provincia del Nord Italia

La presenza di polveri sottili nell’aria e la diffusione del coronavirus hanno un probabile legame.

Ad affermarlo è un position paper pubblicato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e dalle Università di Bologna e di Bari. L’analisi sottolinea come vi sia «una solida Letteratura scientifica che correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (PM10 e PM2,5). È noto infatti che le polveri sottili funzionano da “carrier”, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus».

In particolare si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10 Febbraio-29 Febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 Marzo (tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta).
Tali analisi sembrano dimostrare che, in relazione al periodo suddetto (10-29 Febbraio us), concentrazioni elevate superiori al limite di PM10 in alcune Province del Nord Italia possano aver esercitato un’azione di “boost”, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia in Pianura Padana che non si è osservata in altre zone d’Italia che presentavano casi di contagi nello stesso periodo, riportano il caso della città di Roma.
Il “position paper” della SIMA conclude affermando come la specificità della velocità di incremento dei casi di contagio che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un’azione di carrier e di boost. Questa evidenza era già stata riportata anche in casi precedenti di elevata diffusione di infezione virale (come per morbillo, virus respiratorio sinciziale, influenza aviaria) in relazione ad elevati livelli di contaminazione da particolato atmosferico.

Le malattie dell’apparato respiratorio infatti sono sicuramente correlate anche all’inquinamento ambientale. Nell’aria che respiriamo ci sono particolati naturali di base come polvere, terra, microrganismi, pollini, spore che si possono sommare anche a fumo, smog da emissioni della combustione dei motori, dei riscaldamenti domestici e degli inceneritori che attaccano quotidianamente la nostra salute. Oggi l’80% dell’inquinamento è dovuto a polveri sottili (PM 10 fino a PM 2,5) che superano il filtro nasale e raggiungono le basse vie respiratorie alterando il funzionamento della mucosa bronchiale, favorendo così la crescita di batteri, virus e stimolando gli allergeni tanto da provocare un’infiammazione dell’intero albero respiratorio e uno stato di iper-reattività (bronchiale). I bambini per l’immaturità delle vie respiratorie e del sistema immunitario in toto risentono in particolar modo della presenza di sostanze inquinanti, che risultano favorenti le frequenti infiammazioni delle vie respiratorie tipiche dei più piccoli, non solo nei bambini ma una particolare attenzione meritano anche la categoria dei fumatori o chi per motivi professionali e’ più esposto all’inquinamento industriale.

Cosa possiamo fare? La SIMA suggerisce misure restrittive di contenimento dell’inquinamento ambientale e concordiamo.
Meno consumi! Rispettiamo la natura che ci circonda. In merito ai trattamenti naturali nel nostro piccolo ricordiamo che Haloterapia bonifica le vie respiratorie, quindi suggeriamo che nel momento in cui ci sono punte massime di inquinamento atmosferico nelle nostre città un ciclo di sedute nella stanza del sale aiuta a tenere pulite le vie respiratorie, non permettendo così il deposito di polveri sottili tanto da ridurre il rischio di infiammazioni/infezioni respiratorie ad adulti (fumatori) e bambini. Teniamolo ben presente per il futuro.

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